Quando si hanno problemi di peso e si combatte ogni giorno con le calorie, la strategia per dimagrire dev´essere a 360°, che non trascuri cioè anche i piccoli accorgimenti: per esempio, sostituire lo zucchero comune con i dolcificanti, per “limare” le calorie senza perdere il sapore dolce delle bevande o degli alimenti.
Le bustine colorate che troviamo sul bancone del bar sono sempre più familiari. Le consuma il 10% degli italiani con più di 14 anni, soprattutto le donne (il 14,7% li utilizza regolarmente contro il 7,7% degli uomini). Ma svolgono veramente la funzione che gli viene richiesta? Mantengono la promessa di non farci ingrassare? E soprattutto, sono sicuri? Cerchiamo di capirci qualcosa.
Che cosa sono
I dolcificanti artificiali sono sostanze con effetto edulcorante molto più potente dello zucchero e, in alcuni casi, privi di calorie.
Ce ne sono di due tipi:
- i dolcificanti energetici;
- i dolcificanti intensivi
I dolcificanti energetici, di origine naturale (per esempio lo xilitolo, il sorbitolo e il mannitolo, stevia ), si trovano soprattutto in caramelle o chewing gum “light”. Hanno più o meno lo stesso potere dolcificante dello zucchero, ma circa la metà delle calorie.
I dolcificanti intensivi vengono utilizzati sia come edulcoranti da tavola (in compresse, polvere, gocce) sia per dolcificare bevande e alimenti “light”. I più diffusi sono l´aspartame, l´acesulfame K, la saccarina e il ciclammato.
I vantaggi
Primo punto a favore: i dolcificanti non forniscono alcuna caloria (tranne l´aspartame), perché non vengono assimilati dall´organismo. Dunque, se in un giorno si consumano cinque cucchiaini di zucchero, si accumulano 100 calorie; usando un dolcificante, nessuna.
Secondo fattore positivo: il dolcificante può essere consumato anche in caso di diabete , perché non avendo glucosio non richiede l´insulina. Infine, il dolcificante non fermenta tra i denti (come invece accade allo zucchero): risultato, meno rischi di carie.
Gli svantaggi
Insomma, solo aspetti positivi? Non proprio. In dosi eccessive i dolcificanti possono risultare nocivi per l´organismo. Per questo, è stata stabilita la “Dose giornaliera accettabile” (Dga), una quantità massima da assumere ogni giorno. E´ un limite che si esprime in mg per kg di peso corporeo: dunque, se la Dga di un dolcificante è 5, un individuo di 65 kg non dovrà consumarne più di 325 mg al giorno (5 x 65 = 325).
Grazie all´assenza di glucosio, i dolcificanti sono la soluzione ideale per chi soffre di diabete o chi è in sovrappeso. Quelli intensivi, invece, sono vietati alle donne in gravidanza e ai bambini.
Attenzione all´effetto lassativo di quelli energetici: se si esagera con le quantità (20 g al giorno, pari a oltre dieci caramelle senza zucchero) possono dare disturbi all´intestino.
La carta d’identità dei dolcificanti più diffusi
L´acesulfame K è 150-200 volte più dolce dello zucchero comune e non apporta calorie. La sua Dga è di 9 mg per kg di peso corporeo. Resiste alle alte temperature (dunque è ottimo per la cucina). Contiene potassio (e dunque se ne deve tenere conto se si hanno malattie renali).
La saccarina ha un potere dolcificante ancora più evidente: 300-500 volte più dello zucchero. Non fornisce calorie. La sua Dga è di 2,5 mg per kg di peso.
Il ciclammato, zero calorie, dolcifica 30 volte più del saccarosio. La sua Dga è pari a 11 mg per kg di peso.
L´aspartame ha invece le stesse calorie dello zucchero, ma un potere dolcificante 160-220 volte superiore. La sua Dga è di 40 mg per kg di peso. Alle alte temperature, però, non resiste.
La stevia , a differenza di altri dolcificanti come l’aspartame e la saccarina, infatti, è un edulcorante naturale di origine vegetale. Ha un “potere addolcente” fino a 300 volte superiore a quello dello zucchero da cucina, con il vantaggio di avere zero calorie. In Europa la sua commercializzazione è stata autorizzata nel 2011, dopo che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha stabilito che la stevia non è né cancerogena né tossica. La si può trovare negli scaffali dei supermercati tra i dolcificanti da tavola o nella lista degli ingredienti di alimenti light, indicata con la sigla E 960.